SCENODRAMMA - domenico mazzaglia

Vai ai contenuti

Menu principale:



TECNICA DELLO SCENODRAMMA
Le sue funzioni terapeutiche.


I gruppi di scenodramma si ispirano ad un dispositivo analitico-gruppale di psicoterapia attraverso l’espressione ludica sviluppata dalla psicoanalista francese Brigutte Baron-Preter, appoggiandosi alla sua pratica psicoanalitica di gruppo e di psicodrammatista, oltre che alla frequenza nell’uso dello Scenotest (Von Staabs). Questo dispositivo è stato creato negli anni 90 presso il Centro Ospedaliero Guillaume Régnier di Rennes, per poi essere inserito nei servizi semiresidenziali ed ambulatoriali del locale Ospedale Universitario di Psichiatria del bambino e dell'adolescente. La Scuola Siciliana di Scenodramma ha sviluppato il dispositivo scenodrammatico nei contesti comunitari, per la presa in carico ed il sostegno allo sviluppo di bambini, adolescenti e giovani adulti in condizioni di  disagio psico-sociale, sia in assetto individuale che in gruppo. Lo scenodramma svolge infatti un’azione psichica inconscia, che aiuta i ragazzi, ad accedere a modalità comunicativo-linguistiche dell’ordine del simbolico, ad iscrivere nel registro del reale le interrelazioni che in esso si svolgono ed a strutturare un mondo immaginario con rappresentazioni tanto coese e coerenti, quanto coesistenti e insature. Questi processi mentali evolutivi e terapeutici si svolgono in una dimensione relazionale esonerata dalla coscienza degli utenti, e permettono l’espressione dei loro vissuti e la ristrutturazione del loro mondo interno senza la necessità di accedere alla comunicazione verbale classica dei colloqui psicologico-educazionali. Lo Scenodramma si presenta come Tecnica Proiettiva del mondo interno che supera le difese dell’individuo e permette di lavorare sulle sue rappresentazioni mentali della realtà modificandole direttamente attraverso il gioco di gruppo, e quindi senza insistere sulle prescrizioni comportamentali. Il mondo interno del ragazzo di riorganizza coerentemente con l’espressione inconscia dei suoi bisogni e con l’integrazione che questi subiscono nella struttura dinamica del gruppo, innescando processi maturativi e terapeutici che dispiegano i loro effetti inconsapevolmente, e superando le difese inconsce, liberi dai vincoli delle reazioni di contro-dipendenza.

L’introiezione di regole sociali
Le regole del gioco determinano piano piano che le si esercitano e le si rispettano, durante le sessioni, l’introiezione di una struttura di regole sociali di comportamento che organizzano le relazioni interpersonali ed il legame con la realtà. Si attiva in questo caso un processo di mentalizzazione della struttura rapporti e delle rappresentazioni sociali. Lo spazio mentale che tale dispositivo attiva si presenta così come uno spazio “contenitore” di regole ed oggetti propri, ma anche “contenente” in sé le rappresentazioni del tempo e dello spazio. Questi gruppi costituiscono infatti un spazio mentale specifico che permette al ragazzo , di rappresentarsi il trascorrere del tempo e di iscriverne l’esperienza soggettiva in una storia multipersonale. Lo spazio del gruppo è costituito da un complesso di nodi e di legami che connettono e differenziano, attraverso differenti confini e frontiere, tre tipologie diverse di spazio mentale: uno spazio privato soggettivo, un altro spazio ancora di tipo gruppale, ed infine un altro collettivo di tipo istituzionale. Ciascuno di questi è diversamente sostenuto sia dalla funzione che svolgono i terapeuti, sia dalla dimensione transpersonale istituzionale che li attraversa. Obiettivo principale di questo dispositivo è infatti sempre quello di svolgere una funzione interpretativa indiretta su questa dimensione istituzionale annodando, tra loro, le rappresentazioni del mondo interno dei singoli individui, gli avvenimenti drammatizzati in gruppo, la vita interpersonale tra i singoli, e quella pubblica-istituzionale. Tempi soggettivi, tempi interpersonali e tempi sociali si incontrano e si istituiscono così nel mondo immaginario dei suoi partecipanti. Attraverso lo scenodramma  è possibile visualizzare nella dimensione collettiva e pubblica del gruppo, il rapporto in divenire tra la configurazione del mondo interno dei ragazzi, frutto delle relazioni inter-trans-multipersonali già sedimentate, e le relazioni attuali che essi stanno ancora intrattenendo con i loro primi altri, i genitori, la famiglia nucleare ed allargata, le istituzioni educative che hanno attraversato nel tempo fino ad arrivare in quella nella quale temporaneamente vivono. La funzione terapeutica si esplica così nella funzione essenzialmente narcisistica di contenimento di sguardi molteplici, differenti e divergenti, ma anche di quelli ambigui o mancanti, in  modo da sostenere la rappresentazione delle differenze di genere, di generazione e di cultura, e quel difficile percorso della costruzione reciproca ed interdipendente dell’identità umana e del legame sociale, che porta ciascun individuo a diventare soggetto di/ad una comunità altrettanto umana.

La modificazione delle rappresentazioni inconsce di sé e del mondo

Tale funzione narcisistica si sfonda sullo sviluppo di un investimento emotivo-affettivo sugli adulti con i quali si condivide la vita ed il gioco nel dispositivo terapeutico, il quale svolge nel suo complesso una funzione di Io-Ausiliario collettivo in grado di assicurare un esercizio normale delle funzioni psichiche disturbate o momentaneamente distrutte dagli attacchi inconsci delle parti aggressive dell’utente, che altrimenti sarebbero considerate estranee al proprio sé e definitivamente espulse. Questa funzione terapeutica essenzialmente transferale permette di sostenere il sentimento di continuità del sé e lo sviluppo della coesione dello stesso permettendo l’interiorizzazione delle relazioni d’oggetto precoci) e l’investimento sugli oggetti-sé. Le azioni e gli oggetti, contenuti dal dispositivo, originano così in uno spazio transizionale contemporaneamente alla formazione di una matrice intersoggettiva gruppale-comunitaria nella quale lo sguardo di ragazzi e terapeuti permette l’iscrizione delle scene, delle drammatizzazioni, delle narrazioni e dei giochi nel processo associativo collettivo e l’organizzazione delle interpretazioni verbali e non verbali nel pensare di gruppo e nelle relative catene associative. Le rappresentazioni che si sviluppano dal processo gruppale attivano così un pensiero scenico e narrativo fondato su atti simbolici organizzati sui due versanti, verbale e non-verbale, attraverso i quali è possibile accedere ad un’esperienza estetica dove un medesimo involucro sonoro sostiene tanto l’istituzione educativa quanto la voce che la parla e dove uno spazio mentale immaginario permette di vedere, essere visti e quindi riconoscersi nel gruppo, negli oggetti, nel proprio corpo. Lo Scenodramma contribuisce cioè alla strutturazione dinamica dello spazio psichico tra diversi soggetti, sostenendone, per ognuno, l’accesso alla vita psichica personale ed il loro diventare Io all’interno di un Noi. Il dispositivo dello scenodramma comunitario interviene terapeuticamente sull’apparto psichico del legame istituzionale che opera nel gruppo. La struttura delle regole del gioco, impone infatti agli utenti partecipanti un certo numero di costrizioni psichiche: le rinunce, gli abbandoni o le esclusioni di una parte della realtà psichica che li singolarizza e li differenzia; la rinuncia alla realizzazione diretta delle mete pulsionali; l’abbandono di ideali personali a vantaggio dell’ideale comune e condiviso; la cancellazione dei confini dell’Io o della singolarità dei pensieri. Il legame interpersonale, gruppale e poi comunitario, che il dispositivo attiva, impone una serie di restrizioni variamente distribuite e prescrive vie da percorrere: restrizioni della realizzazione pulsionale, restrizioni delle credenze, di rappresentazione, di norme percettive, di adesione agli ideali e ai sentimenti comuni. Esso piega la funzione rimuovente, esige una cooperazione al servizio dell’insieme, prescrive le norme che regolano i contratti, i patti e le alleanze inconsce, preconsce e consce. In cambio il legame gruppale, in quanto entità che include i soggetti, svolge la funzione della costruzione di meccanismi di difesa collettiva dall’angoscia e di istanza psichiche da introiettare come l’Ideale dell’Io.

La metodologia della tecnica dello scenodramma
Il tavolino da gioco dello scenodramma rappresenta il cuore pulsante del dispositivo che si impianta realmente e simbolicamente al centro. Cinque spicchi di spazio, occupati da 5 i partecipanti, di solito tre di ragazzi e due terapeuti (Direttore della Seduta e Io Ausiliario), intorno a un tavolo rotondo, con al centro uno spazio vuoto, pieno d’acqua, che offre al gruppo il luogo simbolico centrale del gioco e delle rappresentazioni collettive. Lo spazio intorno ad esso è suddiviso in cinque spicchi di cinque colori diversi (rappresentazione dello spazio personale di ciascuno), delimitati da pareti mobili colorate che possono essere aperte su richiesta, ma non possono essere rimosse. I partecipanti scelgono il proprio colore-territorio all’inizio di ogni seduta attraverso un processo di individuazione e di turnazione che riguarda tutto il gruppo, e che viene preparato dal gioco sociogrammatico svolto in aula in almeno una seduta precedente all’istallazione dl tavolino. Dato che è previsto che la restante parte del gruppo che non trova posto al tavolino occupi un cerchio esterno ad esso, e che tutto il gruppo si alterni al tavolo da gioco, è necessario istallare nella mentalità del gruppo comunitario la rappresentazione della gradualità e della seriazione delle differenze personali tra i ragazzi. Prima di iniziare la serie delle sedute di scenodramma comunitario è infatti importante fare almeno una seduta preparatoria del gruppo in asseto di gioco sociogrammatico, una metodologia di lavoro che rappresenta la sociometria del gruppo con la tecnica dello psicodramma. Questi giochi servono a preparare lo spazio fisico, sociale e mentale all’istallazione del tavolino e delle sue regole. È importante che nella sala di terapia si crei una grande spazio vuoto al centro circondato da un cerchio di sedie, una per ciascun ragazzo e dei tre Terapeuti più l’eventuale Osservatore. Lo scenodramma può essere utilizzato anche in seduta individuale con la presenza del solo terapeuta oltre che del giovane paziente o in presenza della famiglia del piccolo o dell’adolescente, conservando le stesse profonde funzioni terapeutiche.


   

CONSULENZA GRATUITA ONLINE
 
 
 
 




Torna ai contenuti | Torna al menu